la visione dell'arte
L’arte di Anzi è sempre stata condizionata dalla presenza, o piuttosto dalla mancanza, di diversi materiali con cui lavorare. Alla sua visione personale dell’arte hanno inoltre contribuito anche influenze esterne, derivate dal corso di studi intrapreso in giovinezza. Il suo lavoro trae infatti ispirazione da artisti come Alberto Burri e Joseph Beuys, artista che ha avuto l’opportunità di conoscere dal vivo, nonostante ai tempi non ne apprezzasse ancora l’operato.
Le prime opere realizzate da Anzi potrebbero definirsi “pittoriche” nel senso più letterale del termine: in linea con il percorso di studi presso l’Istituto d’Arte, si dedica a riproduzioni di paesaggi, soggetti e ritratti attraverso l’uso di materiali tradizionali come pitture ad olio e matite.
Tuttavia, Anzi sente già da giovane il richiamo della materia. Sotto la guida dello zio Primo, muratore con la passione per le opere e gli arredi in muratura da esterno, Anzi comincia a sperimentare con l’uso di materiali non convenzionali. Sono infatti di questo periodo le prime opere in travertino, poi rielaborate e rifinite negli anni successivi.
L’interesse nei confronti della materia trova la sua massima espressione nel periodo in cui Anzi inizia la sua attività da corniciaio. In questa fase della sua vita, Anzi si ritrova infatti circondato dagli scarti prodotti dalla lavorazione delle cornici, ed emerge così il dilemma che ha afflitto molti degli artisti della sua generazione. “Perché buttarli via?”
L’influenza che il lavoro di corniciaio ha avuto sulla visione artistica di Anzi non si limita alla disponibilità di certi materiali piuttosto che altri. Il suo approccio all’arte è stato anche condizionato, in un certo senso, dalla mancanza di tempo da potergli dedicare. Altri modi di dipingere, modi più tradizionali, avrebbero richiesto altre tempistiche, altri materiali e investimenti, che difficilmente avrebbe potuto coniugare con l’attività commerciale.
Anzi, infatti, ha sempre creato in quei pochi momenti liberi ritagliati nel corso della giornata, usando i materiali che aveva a disposizione, sempre rispondendo alla necessità di dare libero sfogo a pensieri, turbamenti, alle piccole gioie della quotidianità e, non per ultima, alla sua creatività.
Un’arte che ha sempre descritto come “povera”, proprio a causa della povertà dei materiali che la caratterizzano. A questo punto, dunque, la sfida è proprio questa: trovare il materiale più povero, il più insignificante, e fargli assumere un nuovo valore grazie all’intervento dell’uomo. Scarti di cornici, pagine di giornale, disegni di una bambina, ma anche segatura, fondi di caffè, residui di colla e colore, ormai secchi in un barattolo dimenticato, trovano così una nuova vita sulla “tela”.
Il focus della visione di Anzi è, quindi, sui materiali usati, piuttosto che sul messaggio. La materia in sé diventa il centro dell’opera ed assume un significato intrinseco: la materia, da sola, è in grado di raccontare, di trasmettere, di comportarsi e trasformarsi in modi imprevedibili persino per l’artista, fino al momento in cui si asciuga, si ferma. In quel momento, forse, l’opera può dirsi completa. Tutto questo rientra, come da paradigma, nel concetto di arte materica che ha preso piede nella seconda metà del Novecento.
Ovviamente, però, a volte la materia deve piegarsi alla volontà dell’artista, alla sua necessità di raccontare e di esprimere. L’arte nasce da un moto interiore ed Anzi non è un’eccezione alla regola: molte sono le opere che raccontano ciò che avviene in determinati momenti, più o meno felici, della sua vita. La materia e l’arte che da essa scaturisce sono spesso un riflesso della realtà che circonda l’artista.
Materiali che mutano e tornano alla vita, forme e colori che raccontano spaccati di vita quotidiana. L’arte di Anzi è tutto questo e molto di più: messaggi, valori, emozioni che le sue opere suscitano nell’osservatore, tutti differenti, unici e soggettivamente veri.